

La neve
La neve precipita.
Precipita quel vapore che brina,
portandosi verso il suolo
nel suo piumoso volo.
Leggera e soffice
nella sua geometria frattale
precipita.
Precipita la neve,
iperbole teorica della sua unicità,
quel fiocco granulare nell’atmosfera
che va,
che lentamente sale
e in modo casualmente esagonale
il corpo e la mente porta ad allentare.
Bianco raggio riflesso.
Polvere di diamante che orna.
Nevischio che poi adorna.
Grande e pesante ricopre le nostre falde.
Fodera tappezza e riveste i nostri pensieri.
Attutisce cadute, rumori e sentimenti che ci sembravano veri.
La neve
quel concilio prima del disgelo,
fusione e poi scioglimento di un elemento.
La neve,
semi-solido cristallino;
principio, elemento e rudimento;
liquido vorace, questo quinto elemento:
metafora metamorfica e cristallina.
La neve
questo fantastico rinnovato elemento,
una distensione che dura più di un momento,
che par sciogliere l’anima dal corpo, ma per poco tempo,
liberandoci così per qualche istante dalla vita,
dal nostro inutile e inconsistente tormento.
La neve, la vita e il momento di un’immagine
lasciano una traccia che sparendo ci conduce a un discorso variabile
sul futuro auspicabile.